Cybersicurezza, dominio cibernetico, information warfare… chiamate come vi pare l’uso bellico delle tecnologie dell’informazione, ma il fatto rimane: la tranquillizante assenza di cadaveri e scene di distruzione del “ciberspazio” consente di compiere atti di guerra verso Paesi sovrani senza doversi preoccupare di qui rompiscatole dei giornalisti che documentano massacri e “errori di traiettoria”, o della “propaganda nemica” che mostra le atrocità del conflitto.
Considerato che cio’ che conta è l’evento e non lo strumento utilizzato per causarlo, e se è vera la notizia di Repubblica, gli USA hanno compiuto un atto ostile verso l’Iran.
Poco importa che abbiano usato computer invece di missili balistici, un atto di guerra è un atto di guerra.
Con tutte le conseguenze del caso, anche per gli (ignari) alleati.
Possibly Related Posts:
- ChatGPT non è onnisciente, ma OpenAI è vittima del proprio marketing
- Cosa significa il bando cinese di Whatsapp, Telegram e Signal dall’App Store di Apple
- Lo Human Genome Meeting di Roma riporta in primo piano la necessità di liberare l’uso dei dati
- Il duello tra Usa e Cina sui processori va oltre l’autonomia tecnologica
- Quali conseguenze potrebbe avere il possibile bando di TikTok negli Usa